Michele Padovano

“Mi hanno arrestato quando ero il Direttore Generale dell’Alessandria. Subito ho pensato che si trattasse di Scherzi a parte. Poi, per i modi e i tempi che si allungavano ho capito che non era così. Ma non capivo.
Mi portano a casa dove c’era mio figlio di 14 anni e mia moglie per prendere gli oggetti personali ed effettuare una perquisizione e quindi andiamo nella caserma dei carabinieri. Alle 4 del mattino mi trasferiscono nel carcere di Cuneo in isolamento, dove resto 10 giorni. Non ho visto l’aria, il cielo, non ho fatto una doccia: c’era una turca e un lavandino. Mangiavo giusto una mela. Poi nel carcere di Bergamo, reparto speciale.

Mi mandano a casa agli arresti domiciliari dove ci resto 8 mesi per passare poi all’obbligo di firma tutte le sere in caserma per altri tre mesi.
Sono finito nell’indagine perché ho prestato 36 mila euro a un caro amico di infanzia che mi disse che gli servivano per acquistare un cavallo.
In quello stesso periodo poi lui faceva anche altro ma io non c’entravo nulla con le sue altre attività.
Io ho vissuto una carriera fantastica da calciatore e quando mi chiedevano cosa si prova dopo un gol importante io dicevo sempre che l’emozione era così bella e forte che non esistevano parole per poterla descrivere. Lo stesso posso dire per questi anni in cui non ho più potuto sentirmi un uomo libero: troppo brutto. Bisogna provarla sulla tua pelle per capire.
Soffri per te, per tuo figlio e tua moglie.
Questa storia ci poteva distruggere completamente ma siamo stati forti.
Tutto è stato poi peggiorato dal fatto che il mio mondo, quello del calcio, mi ha girato le spalle.
Io chiedevo solo di lavorare, ripartendo anche dal basso, invece niente e solo illusioni. Ho contattato un po’ tutti.
Un peccato perché il calcio era ed è la mia passione. Una volta sono stato ricevuto da un dirigente che mi ha fatto aspettare 4 ore, mi ha proposto di diventare capo osservatore, accettai entusiasta ma poi non si è mai più fatto sentire.
Quando la cassazione ha annullato la sentenza. E’ stato il giorno più bello della mia vita dopo quello della nascita di mio figlio!
Io non c’entro nulla con questa vicenda e con l’accusa di traffico internazionale di droga.
Appena mi hanno dato la notizia sono diventato l’uomo più felice della terra.
Ci siamo abbracciati io, mia moglie e mio figlio e abbiamo iniziato a piangere!”
Michele Padovano racconta i 15 lunghi anni di ingiustizie ricevute.
Fonte: Tuttosport

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi risiede. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.