Napoli 1982-83

PILLOLE DI STORIA AZZURRA

Il Napoli del tenero Giacomini1982-83

===Se all’italiano medio chiedi “Cosa ti ricorda l’estate del 1982?” non può che risponderti “L’Italia Campione del Mondo in Spagna!”. Se lo chiedi ad un napoletano ti risponde “L’Italia che vince ai Mondiali e… Ramon Diaz al Napoli!”. Nella estate del 1982 Juliano, che con Ferlaino ha un rapporto controverso già da circa 20 anni, rassegna le dimissioni. Tornerà dopo un solo anno. Ma intanto il nuovo dg è Beppe Bonetto con Franco Janich come ds. I due non hanno più l’ingombrante personalità di Juliano tra i piedi e riescono ad imporre a Ferlaino il tecnico che sostituirà Marchesi. Bonetto sceglie un tecnico della ‘nouvelle vague’: Massimo Giacomini, che tanto bene aveva fatto all’Udinese, al Milan e al Torino. Un trainer che a Napoli c’entrava come il parmigiano sugli spaghetti a vongole. Serio come Bianchi, elegante come Marchesi, ma al contrario di loro totalmente impreparato ad una piazza incandescente come quella napoletana. Insomma Giacomini non era pronto per un grande club e di una piazza rumorosa dove il calcio era vissuto h24, al contrario di quanto affermava Bonetto.Il manager, però, iniziò col botto la campagna acquisti. La Federazione aveva appena aperto al secondo straniero. Le società si scatenano alla ricerca del nuovo colpo. È vero, arriveranno grandi campioni, il calcio italiano inizierà ad avere più fascino ma, attenzione, arriveranno anche indimenticabili bidoni e meteore clamorose. Bonetto individuò in una punta da 20 gol il giocatore che potesse infiammare il San Paolo. “Juliano ha preso Krol? Ed io ti prendo il nuovo centravanti della Nazionale argentina, Ramon Diaz” . È vero, Kempes, Valdano e Bertoni (caso del destino, anche lui arrivò al Napoli due anni più tardi) erano i titolari indiscussi, ma i trascorsi di Diaz nella Under 20 dell’Argentina non lasciavano dubbi a critici e giornalisti. Era lui la novità dell’Albiceleste, il predestinato, colui che con Maradona aveva fatto sfracelli in tutte le nazionali giovanili. A Spagna ’82, nella rosa della sua nazionale, c’era anche lui e giocò nella gara persa per 2 a 1 contro l’Italia.Il 15 giugno 1982, due giorni dopo l’inizio dei Mondiali in Spagna, Sport Sud annunciava, trionfale, “Un pò di Napoli al Mundial” e aggiungeva “La prima foto di Diaz con la maglia azzurra” pubblicando un evidente ‘photoshop’ ante litteram, colorato ad arte, con Ramon con la maglia del Napoli. La faccia da indio, più che un argentino Ramon sembrava un atzeco, un incas, un andino. Il Mondiale per lui non fu fortunato ma Ferlaino, qualche mese prima, aveva ascoltato il suggerimento di Omar Sivori che ne aveva caldeggiato l’acquisto. Il ‘puntero triste’ era, dunque, pronto per dare ai napoletani il meglio di se stesso, a promettere gol a grappoli.Il suo arrivo va a rimpiazzare la partenza di… tre punte. Damiani, il deludente Palanca e l’irrequieto Musella. Il suo partner sarà Claudio Pellegrini, 22 reti in due campionati. Ovviamente il mercato del Napoli non poteva fermarsi al solo centravanti argentino. Ecco Paolo Dal Fiume dal Perugia. Dopo l’acquisto del centrocampista, Bonetto inizia a fare un po’ di conti e vede che nelle casse non ci sono poi tanti milioni da spendere.Tenta e ritenta altri acquisti, vuole puntellare tutti i reparti ma, dopo i ritorni dai prestiti di Capone e Celestini, al Napoli non arriverà più nessuno. Mercato un pò deludente, tutte le risorse su Diaz e poi quel che di trova. Formazione tipo: Castellini, Bruscolotti, Citterio, Celestini, Krol, Ferrario, Dal Fiume, Vinazzani, Diaz, Criscimanni, Pellegrini III. Pronti via e il Napoli si accappotta. Fino ad una rumorosa sconfitta in casa contro la Roma con la folla imbestialita del San Paolo che lancia pietre ed un aereo con la scritta “Ferlaino vattene, Juliano torna” a volteggiare sullo stadio. A Novembre, dopo la sconfitta di Cagliari, con un gioco che lasciava increduli per una formazione che solo due anni prima (essendo persino più debole sulla carta) lottava per lo scudetto, il Napoli su ritrovava ultimo in classifica, a pari con il Catanzaro, a – 4 dalla salvezza. Esonero di Giacomini e formazione affidata al team Pesaola e Rambone. Arrivarono Vagheggi e Scarnecchia, alternativi fra loro o spesso sostituti, a gara in corsa, proprio uno spaesato Diaz. Ma, come si dice a Napoli, quando arrivano le due ali dalle squadre romane, il “morto era già in mezzo alla casa”. Fortunatamente il morto scoperchiò la bara ed iniziò a camminare da solo con il cuore, con la sagacia tecnica di un volpone come il ‘Petisso’, con la spinta di un pubblico innamorato e con i… rigori di Ferrario procurati da Celestini.La salvezza giunse all’ultima di campionato con la vittoria per 1-0 sul Cesena, grazie alla rete di Paolo Dal Fiume. In quella gara Krol subì un serio accidente al ginocchio. Ciò che più resta di quella stagione è la maglia, entrata nel ricordo della tifoseria azzurra tanto che è stata votata come la versione più bella della Storia azzurra. Fu utilizzata in due diverse varianti. Entrambe con un colore azzurro intenso e con la testa del ciuccio sulla N di Napoli, nel girone di andata presentava lo sponsor Cirio ed i pantaloncini in colore blu scuro. Nel girone di ritorno, invece, gli stessi apparivano bianchi. A mio avviso da preferire. Sicuramente almeno per la migliore fortuna in campionato.

Esteban Aureliano Buendia

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi risiede. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.