“Ho sempre detto che il Dio del calcio ti premia, se ti impegni e dai sempre tutto.Un esempio? Ce ne sono diversi.
A 38 anni vado in panchina contro il Real Madrid, mi faccio fare dal magazziniere due magliette con scritto gol numero 69 e 70, non so nemmeno io perché le ho fatte fare. Solo un pazzo poteva pensare che a 38 anni entri in campo e fa uno o due gol.
Quella sera ho battuto il record di Raul, la gente era totalmente impazzita nel vedere questa cosa. Una vera e propria apoteosi della mia carriera.
Oppure la doppietta in finale di Champions League ad Atene di cui un gol fatto, con la palla che sbatte contro il mio omero va in rete.
Per non parlare che sono l’unico giocatore ad aver realizzato un gol in almeno una finale di tutte le competizioni disputate e sono l’unico ad aver segnato in tutte le manifestazioni internazionali per club.
E poi non dimentico l’ultima partita della mia carriera in Milan – Novara.
In realtà io volevo ancora continuare a giocare perché avevo 39 anni ma stavo bene, avrei fatto ancora tanti gol. Conoscendomi avrei giocato ancora 3 o 4 anni.
Però anche in questo caso il Dio del calcio aveva già deciso tutto: durante l’ultimo anno, a gennaio, avevo praticamente deciso di andare al Siena, perché al Milan dopo l’infortunio al crociato, non avevo più spazio.
Poi mi son detto però: “se vado via a gennaio non potrò salutare la gente del Milan, dopo tutto quello che abbiamo vinto insieme”, perché appunto poi mi sarei ritirato. Allora ho preso la decisione: “resto al Milan.
Si ok, non giocherò più, ma magari nell’ultima partita entro e faccio gol”.
E così è stato: segnare negli ultimi 5 minuti della mia carriera, nell’ultima palla che tocco, sotto la curva, nella partita numero 300 con i rossoneri, è qualcosa di incredibile.
Solo a pensarne oggi, dopo tanti anni, mi vengono ancora i brividi”.
[Filippo Inzaghi]
Fonte: diretta Instagram Pellegatti – Inzaghi
