Serse Cosmi

“A 5 anni ero gia’ talmente innamorato del pallone che misi in croce tutta la famiglia per avere la divisa della Pontevecchio, la squadra del mio paese.
Dentro ero gia’ un calciatore. I trenini e le macchinine per me non esistevano: solo quella divisa era la mia felicita’.
Mio padre si chiamava Antonio ed era un dirigente della Polisportiva Pontevecchio, il pallone in casa l’ha fatto entrare lui.
Grande tipo, mio padre: viveva solo per lo sport.
Avevo 3 anni, forse meno, quando mio padre
inizio’ a portarmi a vedere la Pontevecchio.

Del resto non c’era da fare tanta strada, il campo sportivo si vedeva dalle finestre di casa mia, li’ nel verde, vicino al fiume.
Da allora non ho piu’ smesso di vedere allenamenti e partite: se non li vedo mi manca l’aria.
Mio padre soffriva, lo vedevo star male quando col Pontevecchio si finiva secondi o terzi e la serie D restava un sogno proibito: il lavoro di una stagione andava in fumo, si doveva ripartire dalla Promozione. Mio padre e’ morto improvvisamente, per un
infarto, a 51 anni, nei giorni precedenti il Natale del 1973.
Giorni in cui la morte fa piu’ male.
A quei tempi ero negli Allievi, mio padre non mi avrebbe mai visto giocare, ne’ allenare la Pontevecchio.
Da allora cominciai a sentire una voce dentro, forse una spinta, o soltanto una speranza: sarei stato io a portare per la prima volta in serie D la squadra di mio padre.
Come voleva lui, come non era mai riuscito a fare lui. Non sapevo ne’ come, ne’ quando.
Se da calciatore o da allenatore. So solo che quella voce, invece di svanire, con il tempo e’ diventata forte come una fede. Mi ha guidato.
E 20 anni dopo, il 20 maggio 1992, ho pianto e urlato di gioia guardando verso il cielo.
Ero stato davvero io, il figlio di Pajetta, a portare in serie D la Pontevecchio.
Eravamo stati noi, babbo.”
[Serse Cosmi]
Fonte: autobiografia “l’uomo del fiume”.

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi risiede. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.