Tuttosport 22 luglio 1989 IL MERCATO JUVE E L’ INCAPACITÀ DI SCEGLIERE

Tuttosport 22 luglio 1989 IL MERCATO JUVE E L’ INCAPACITÀ DI SCEGLIERE

La Juventus va in ritiro. Dei tanti stranieri possibili, non ne è arrivato nessuno. Si parte con i confermati Barros e Zavarov. Il terzo sarà Haessler o Mikhailichenko. I QUATTRO grandi infortuni dell’ estate (Vialli alla Juve, Vialli-Mancini-Vierchowod alla Juve, Hugo Sanchez alla Juve, Dunga alla Juve) hanno due piccole costanti che val la pena di approfondire. La prima è poco più di una constatazione: i tre giornali coinvolti sono tutti di proprietà della Fiat. La seconda costante è la presenza della Juventus in tutti i falsi scoop di mercato. E questo non può essere un caso. Vediamo di capire perché. 1) La Juventus era la società che sicuramente doveva più operare sul mercato. La squadra era molto da correggere e i mezzi, come le capacità di sorprendere non le sono mai mancati. Questo ha causato uno stato di agitazione permanente in tutti i giornalisti addetti al mercato. Questi ingredienti sono andati a formare un cocktail abbastanza esplosivo. Tutti, indistintamente tutti, i giornali hanno fatto a gara nello svelare (con più o meno grazia) i reali piani di Boniperti. Non sono stati meno di quaranta gli stranieri coinvolti. E ancora oggi, nel giorno di Sanchez, ci sono testate autorevoli che danno per sicura la voglia della Juve di assicurarsi Bebeto, centravanti della nazionale brasiliana. Fino a tre anni fa il mercato era ancora concetrato in un mese, aveva confini molto precisi, consentiva pochissimi appelli. Ora è aperto tutto l’ anno 2) Tornando al perché sempre Juve, c’ è da dire che qualcosa ha smosso sicuramente anche l’ ingresso della Fiat nel consiglio di amministrazione. Sono aumentati gli uomini che sanno e sono soprattutto aumentate le inevitabili lotte di corridoio. Boniperti mantiene evidentemente una sua leadership tecnica, ma è chiaro che non tutto passa soltanto attraverso di lui. LO SPACCONE CI MANCHERA’ROMA Era dovuto arrivare in elicottero, la scenografia era quella dei re, a Roma erano convinti di aver preso un altro Falcao. A farglielo credere c’ erano stati anche brasiliani illustri come Zagalo ed a quei tempi la Roma credeva a tante favole, anche che Andrade fosse un grande giocatore. Lui, Renato, intanto a quei tempi raccontava di quando aveva fatto l’ amore su una panchina con una fotomodella alla fine di un allenamento. Nella sua ultima partita in Brasile si fece espellere, in Italia neanche quello: solo a Norimberga, la sua migliore partita con la Roma, fu cacciato nei supplementari per un fallo di reazione. Il suo bilancio finale è: poche partite, zero gol. Adesso riparte, certo con tanto rancore, che è poi il contraltare del suo entusiasmo un po’ sbracato. Nella memoria resta poco: i dribbling di Norimberga e l’ azione e il pallonetto contro la Fiorentina che avrebbe portato al gol di Voeller, alla 32ma giornata. “Possibile che mi apprezzino solo in Brasile?” diceva pochi giorni fa, raggiungendo la nazionale di Lazaroni. Ha perduto su tutta la linea, sconfitto non tanto dalla sregolatezza quanto dall’ indifferenza degli altri. Renato è stato triturato da tutti, dalla squadra, dalla società, dalla città, relegato in silenzio a fare baldoria nei locali di Fregene. All’inizio era l’ unico titolare fisso della Roma di Liedholm: erano i tempi che si provava il tridente. L’ esperimento fallì presto, ma a uscire erano sempre Rizzitelli e Voeller. Cominciò con quattro gol al Vipiteno, poi fece buone cose in Coppa Italia. Poi venne l’ infortunio e il rientro affrettato con la Dinamo di Dresda per tentare di riprendere una qualificazione impossibile. I suoi muscoli dopo non sarebbero stati più quelli di una volta, quello fu il suo martirio per la Roma, il suo sacrificio. Il guaio è che invece si era sempre vantato di essere un egoista. “dribblo troppo, ma non perdo mai il pallone” . Non era vero, il pallone lo perdeva e poi toccava ai compagni mettere riparo alla situazione. E presto si sono stufati tutti e gli hanno fatto la fronda. I giocatori come lui sono sempre sul filo del rasoio, tra l’ abilità geniale e la tendenza suicida. Gli piaceva giocare con la barba lunga e calze abbassate, quasi impresentabile. Ripeteva di avere negli occhi la finta di Garrincha, quella che non falliva mai. La sua finta invece falliva spesso. Credeva di poter dire tutto dei suoi compagni, e questo li ha fatto solo irritare. A Voeller diceva: “Non ti preoccupare, ci penso io, faccio la giocata, tu stai al centro e segni” . E’ successo praticamente mai. Liedholm l’ ha difeso sempre, stimava la sua tecnica, tanto più se paragonata ai suoi comprimari di un’ annata sbagliata. Ma quando è tornato, dopo la parentesi-Spinosi, lo svedese ha capito che doveva fare a meno di lui per tenere in piedi la baracca. Quando le cose cominciarono ad andare veramente male fece qualche mattana. Una volta rifiutò di andare in panchina, disse che avrebbe sofferto troppo. Alla Roma balenò l’ idea di una risoluzione del contratto per colpa del giocatore. Qualcuno consigliò Renato di calmarsi se voleva difendere il suo milione di dollari netto per tre anni. “Com’ è triste questa squadra” disse alla fine, lui che non aveva mai sofferto di saudade: il luogo comune del brasiliano lamentoso ce l’ ha risparmiato, questo è un punto a suo onore. Adeus.INCIDENTI AL RADUNO DEL TORINOTORINO E’ finito con una sassaiola e con l’ assedio ai poliziotti in servizio d’ ordine, il raduno del Torino che ha convogliato al Filadelfia quasi settemila tifosi, una folla senza precedenti e sorprendente, soprattutto se si considera la delusione provocata meno di un mese fa dalla retrocessione in serie B. La campagna acquisti condotta senza badare a spese evidentemente ha riportato entusiasmo tra i tifosi granata. Al raduno momenti di tensione. La folla su accalca ed un poliziotto spara in aria. Unici assenti: Muller, che ha ottenuto qualche giorno di permesso in più e che dovrebbe tornare, salvo sorprese, giovedì o venerdì, Bianchi, che ha raggiunto la squadra in ritiro, e Venturin, in servizio militare a Barletta, ma con qualche problema di contratto, perché la società non vuole riconoscergli l’ ingaggio di 150 milioni l’ anno. “Sulla carta è una squadra più forte della Lazio con cui ho ottenuto la promozione” – ha ammesso Fascetti – “Mi sembra valida in tutti i reparti e con numerose alternative proprio come voglio io. Penso che si debba essere imprevedibili e saper mutare pelle. Muller? Adesso sono fiducioso sul suo ritorno” . Per Borsano, invece, il cruccio è nella campagna abbonamenti. Finora sono state vendute solo mille tessere.LA ROMA A PINZOLO MANCA UN MILIARDO PER ARRIVARE A SILASROMA Raduno per la Roma a Trigoria e poi subito partenza per il ritiro di Pinzolo. Lo scorso campionato è finito in maniera dolorosissima – ha detto Dino Viola – adesso ripartiamo all’ insegna del collettivo. A Pinzolo rifletteremo su cosa non ha funzionato l’ anno scorso. Quanto ai nuovi, abbiamo considerato prima l’ uomo e poi il calciatore. Al raduno era presente Stefano Pellegrini, difensore preso dalla Sampdoria. Per l’ eventuale acquisto del brasiliano Silas, Radice non ha nascosto l’ interessamento, c’ è solo da superare la differenza di un miliardo tra le richieste dello Sporting Lisbona e l’ offerta della Roma. La prima uscita stagionale è prevista per il 26 luglio contro il Pinzolo, poi un’ amichevole con il Mantova, quindi il Baretti a Saint Vincent ed infine il torneo di Kiev.

Esteban Aureliano Buendia

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi risiede. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.