“Giocava mezzala, ripiegando spesso a centrocampo: piccolo, svelto, grintoso, caparbio, resistente, abile tecnicamente, con un bel sinistro. Segnò anche un gol al mio Messina, ma non fu quello a colpirmi di più. Mentre lo vedevo giocare e correre me lo immaginavo già in un altro ruolo, in un’altra posizione, con altri compiti tattici.“Questo ragazzo sarebbe un perfetto esterno d’attacco” pensai. Mi segnai il suo nome: Giuseppe Signori. E mi rimase impressa quella faccia un po’ strana, irrisolta, irregolare quasi fosse uscita da un quadro di Picasso.
Lo feci seguire e quando Peppino Pavone mi fece il suo nome per il Foggia, non esitai: «Andiamo a prenderlo».
«Ciao bomber…», quando vidi Beppe il primo giorno al Foggia lo accolsi così. Lui si voltò indietro per capire se stessi parlando con qualcun altro, visto che l’anno prima a Piacenza aveva segnato appena 5 reti, di cui 3 su rigore.
«Io sono Signori, il bomber è Meluso» mi rispose.
Ma io vedevo in lui quelle qualità che lo avrebbero reso grande: il senso del gol, la capacità di vedere la porta da vicino, da lontano, da destra, da sinistra, da posizioni impossibili. E poi l’altruismo che gli permetteva anche di essere un uomo assist, come sanno bene Baiano e Rambaudi.
Una volta alla Lazio diventò ancora più implacabile sotto porta impossessandosi anche dei rigori, che
batteva quasi da fermo. Palo-gol, palo-gol, palo-gol: aveva la capacità incredibile di mirare gli angoli e di giocare di sponda con i legni. Gli veniva naturale.
C’è chi è nato per giocare, Beppe lo era.
Sapeva fare gruppo, era un ragazzo solare, sorridente, positivo.
Ogni domenica all’Olimpico uno stadio intero cantava: «E segna sempre lui, e segna sempre lui, si chiama Beppe Signori, si chiama Beppe Signori…».
Lui mi definisce “maestro”, a me ogni volta che lo rivedo piace salutarlo sempre nello stesso modo: «Ciao bomber…».”
[Zdenek Zeman – autobiografia “La bellezza non ha prezzo”]
Buon compleanno Giuseppe Signori… 
