Roberto Donadoni

“Ricordo una partita, fece cose sensazionali. Ad aspettarlo c’era il padre, il signor Ercole, sempre schivo, silenzioso. Gli chiesi se la partita gli fosse piaciuta. Lui era un cacciatore, mi rispose così: ‘Maestro, ha visto quanti uccelli son passati?’ Aveva ragione, bisogna evitare di caricare i ragazzi di troppe tensioni.
Roberto si impose in fretta. Già all’oratorio era talmente bravo che gli proibivano di passare la metà campo, gli impedivano di segnare. Così lui dribblava tutti quelli che poteva e al momento di fare gol, la passava a qualcuno.
Ricordo un pomeriggio umido e nebbioso, c’era Roberto che giocava, era già all’Atalanta, avrà avuto 11 anni. Presi mia moglie, che di calcio non ha mai capito nulla e alla fine le chiesi chi le era piaciuto di più. ‘Il 10′, rispose. Il 10 era lui. Persino lei se ne era accorta, un cieco avrebbe detto lo stesso.“
-Raffaello Bonifaccio (suo allenatore si temo delle giovanili)
Credo che nel comportamento del papà di Roberto Donadoni ci sia un grandissimo insegnamento.

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi risiede. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.