Wayne Rooney

“La rovesciata di Rooney nel derby di Manchester resterà nella storia. Bellissima.
Wayne è una grande persona. Solo quando ho giocato accanto a lui ho capito fino in fondo quanto brucia per il calcio, quanto lavoro mette in una partita per la squadra.
Rooney ha disputato sedici stagioni in Premier League, che sono molto più di una vita, perché non c’è campionato che ti logori come quello inglese: il ritmo è più alto, il gioco più aggressivo, ci sono più partite e non hai la pausa invernale.

Sedici stagioni così.
Io lo guardavo.
Avevo quattro anni in più, dovevo essere quello spremuto, e invece sembravo molto più giovane.
Infatti alla fine Rooney non riusciva più a fare quello che gli chiedeva Mourinho e nel mio Manchester ha giocato poco.
Tutti pensano allo United come a un top club, una delle società più potenti e ricche del mondo e, visto dall’esterno, appariva così anche a me.
Invece, una volta lì ho trovato una mentalità piccola, ristretta. Non ho mai capito bene se è una caratteristica particolare di Manchester o di tutti gli inglesi.
Per esempio: Wayne Rooney, una vera leggenda per il club. Smette di giocare e il giorno dopo tolgono il suo nome dall’armadietto in spogliatoio e lo svuotano, come se non fosse mai esistito.
Cazzo, così veloci. Ma che fretta c’era?
Pensai: se fanno così a lui, che ha giocato più di cinquecento partite e segnato oltre duecentocinquanta gol con la maglia dei Red Devils, quando me ne vado io l’armadietto lo bruciano, come minimo…”
[Zlatan Ibrahimovic]
Fonte: autobiografia “Adrenalina”

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi risiede. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.