[Sinisa Mihajlovic]

“Oggi vedo ragazzini che arrivano al campo per allenarsi su campi in erba perfettamente tagliata, che ai miei tempi neanche ci sognavamo.
Scendono da macchinette che si possono guidare senza patente, con i loro tagli di capelli all’ultima moda, i pantaloni calati sotto al culo, le cuffie alle orecchie per scimmiottare i calciatori veri e qualche tatuaggio che li fa sentire grandi.
Camminano a testa bassa guardando il cellulare, facendosi selfie o parlando in qualche diretta Instagram.
Li guardo negli occhi, ma non ci vedo né la fame né l’ambizione.

Tanta forma e poca sostanza, prototipi della società dell’immagine di oggi, che presenta come esempi gente di poco spessore il cui unico scopo è finire protagonista in qualche trasmissione trash della tv ed essere riconosciuta per strada.
Più che calciatori li definisco «calciattori».
Non hanno ancora fatto mezza partita vera e hanno già lo sponsor, il procuratore e si sentono arrivati. Ma soprattutto io mi domando se si divertono.
Perché io alla loro età, oltre alla costanza percussiva che ho messo in tutta la mia carriera, posso dire di aver vissuto il calcio a bocca aperta come se fossi in un luna park.
E anche oggi che sono famoso e ho piena sia la bacheca dei trofei sia il conto in banca, quando penso al calcio la prima cosa che mi viene in mente è: quanto mi sono divertito. Sempre.
Fino ai diciassette anni credo di non aver mai fatto allenamenti tattici, solo esercizi con la palla.
Una delle rovine del calcio moderno è che ai ragazzini insegnano il pressing, la linea a quattro, i tagli, il fuorigioco, tralasciando le cose fondamentali a quell’età: calciare con entrambi i piedi, posizionare bene il corpo, correre con e senza pallone, in fase offensiva e difensiva, dribblare, stoppare, fare passaggi corti e lunghi, tirare al volo, saltare di testa. Sono le basi, quelle che restano e a cui, solo dopo, aggiungere la tattica e la preparazione atletica.
Così finiscono in Serie A difensori che non sanno affrontare e marcare l’avversario perché nessuno gli ha mai insegnato a posizionare il corpo.
O attaccanti che hanno una giocata sola per superare i difensori perché non si sono mai esercitati nel dribbling.”
[Sinisa Mihajlovic]
Fonte: autobiografia “La partita della vita”

Pubblicato da Alessandro Lugli

Alessandro Lugli è nato a Napoli e ivi risiede. Poeta, giornalista pubblicista e cantante. Direttore di vari blog da lui creati.